Che tipo di legame esiste tra trombosi e tumori?

Il legame tra il tumore e la formazione di coaguli di sangue era già stato descritto nel 1865 dal medico francese Armand Trousseau, che non era però riuscito a spiegarlo scientificamente. Negli ultimi anni, questa relazione si è delineata con maggiore chiarezza e oggi sappiamo che si tratta di un legame a doppio senso in quanto, da un lato, nei pazienti con tumore aumenta il rischio di sviluppare una trombosi e, dall’altro, la crescita di un tumore e la formazione delle metastasi possono essere favorite dall’attivazione del processo della coagulazione e di quei meccanismi che portano alla trombosi.

Quando può verificarsi una trombosi in un paziente oncologico?

Studi recenti hanno dimostrato che nei malati di tumore il rischio di trombosi aumenta di 4-6 volte rispetto alla popolazione generale e che il verificarsi di un episodio di trombosi in questi pazienti ne influenza negativamente la sopravvivenza.
Il rischio è più alto nei primi mesi dopo la diagnosi di tumore e persiste per molti anni. Inoltre, il rischio è aumentato ulteriormente durante la chemioterapia antitumorale.

Quali sono i tumori a più alto rischio di trombosi?

L’incidenza di trombosi nei pazienti affetti da tumore varia in base al tipo e allo stadio. Le frequenze più alte di trombosi si osservano nei pazienti con tumore al pancreas, stomaco, cervello, reni, utero, polmone e ovaio, soprattutto se la malattia è a uno stadio avanzato.
Il tumore alla mammella ha un’incidenza più bassa di trombosi rispetto ad altre neoplasie, soprattutto negli stadi iniziali. Tra i tumori ematologici, il linfoma e il mieloma sono quelli ad avere l’incidenza più elevata.

Perché i tumori comportano una maggior predisposizione alla formazione di coaguli nel sangue?

La patogenesi della trombosi nel cancro è complessa e comprende molteplici fattori, inclusi fattori generali, fattori legati alla risposta infiammatoria dell’organismo al tumore e proprietà specifiche delle cellule tumorali. Queste ultime, infatti, rilasciano sostanze che inducono un’inappropriata attivazione della coagulazione del sangue, favorendo la trombosi. È importante ricordare che, a sua volta, l’attivazione del sistema coagulativo agisce, viceversa, favorendo la crescita tumorale. Si innesca quindi un circolo vizioso in cui i meccanismi di trombosi contribuiscono ad aggravare la progressione della malattia.

Cosa implica una trombosi in un paziente con tumore?

Lo sviluppo della malattia trombotica venosa ha importanti risvolti sia sulla qualità di vita dei pazienti sia sulla loro prognosi: dopo il tumore stesso, la trombosi resta, infatti, la seconda causa di morte nei pazienti oncologici peggiorandone, a volte drammaticamente, la qualità e l’aspettativa di vita. Oltre ad avere un rischio maggiore di sviluppare una trombosi venosa o un’embolia polmonare, i pazienti neoplastici hanno anche un maggior rischio di avere recidive di trombosi e complicanze emorragiche durante la terapia anticoagulante intrapresa per curare un episodio trombotico. La probabilità di essere ricoverati di nuovo entro 6 mesi dopo una trombosi è del 22% nei pazienti con tumore contro il 6,5% dei pazienti senza tumore.

È possibile prevenire la trombosi nei pazienti con cancro?

La prevenzione della trombosi venosa nel paziente oncologico diventa fondamentale per molte ragioni tra cui, una volta che la trombosi si è verificata, la difficoltà di gestire la terapia anticoagulante a causa del maggior rischio di provocare delle emorragie e della relativa inefficacia degli anticoagulanti che aumenta il rischio di recidive.
Secondo le più recenti evidenze, nei pazienti con cancro la tromboprofilassi deve essere considerata in presenza di condizioni che aumentano il rischio trombotico, fra cui le procedure chirurgiche, l’immobilizzazione prolungata e la terapia antitumorale.