Primi risultati dello studio EMO-COVID-19

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I pazienti affetti da SARS-CoV-2 mostrano uno stato di ipercoagulabilità, come dimostrato dai livelli elevati di alcune proteine circolanti, come il fibrinogeno e il d-dimero, che si manifesta in parallelo con un forte stato infiammatorio. Lo stato di ipercoagulabilità favorisce la comparsa di eventi trombotici.

Queste manifestazioni si associano ad una maggiore gravità della malattia e sono predittive di mortalità. L’ipotesi su cui si basa lo studio EMO-COVID-19 è di capire se livelli anomali di proteine della coagulazione misurati nel sangue possano essere tra i fattori che determinano il manifestarsi del COVID-19 nella sua forma più grave.
I primi risultati di questo studio forniscono una panoramica del danno endoteliale indotto dall’infezione da SARS-CoV-2 nei pazienti COVID-19 ospedalizzati. Per la prima volta il vWF, un biomarcatore di disfunzione endoteliale, insieme alla conta dei neutrofili e alla PaO2/FiO2 è stato incluso in un modello di valutazione del rischio per la previsione della mortalità intraospedaliera. Lo studio pone le basi per l’utilizzo del vWF come biomarcatore per la rapida identificazione dei soggetti a più alto rischio di morte.