Parliamo delle nuove linee guida da poco pubblicate da ESMO sulla prevenzione e il trattamento del tromboembolismo. Dott.ssa Falanga, qual’è stato il suo lavoro?
Nell’ambito delle linee guida dell’ESMO mi è stato chiesto di coordinare un gruppo di esperti a livello europeo che potessero lavorare sulla profilassi della terapia nei pazienti oncologici i quali, essendo ad alto rischio per queste complicanze, hanno necessità di linee guida particolari per il trattamento di questi eventi avversi.
Nell’ambito delle linee guida dell’ESMO mi è stato chiesto di coordinare un gruppo di esperti a livello europeo che potessero lavorare sulla profilassi della terapia nei pazienti oncologici i quali, essendo ad alto rischio per queste complicanze, hanno necessità di linee guida particolari per il trattamento di questi eventi avversi.
Ho collaborato quindi con un team eterogeneo, composto da italiani, austriaci, francesi, spagnoli, inglesi e greci che rappresentano diverse zone dell’Europa. Il team era composto non solo esperti di emostasi e trombosi, ma anche esperti in campo oncologico che assieme hanno lavorato con uno sguardo rivolto al target finale, ovvero i pazienti oncologici.
Le linee guida una volta terminate sono state sottoposte alla revisione di diversi esperti provenienti da comitati esterni ed infine approvato dal comitato editoriale di Annals of Oncology, una rivista prestigiosa con un impact factor molto alto. Attualmente lo studio è pubblicato online mentre a breve sarà disponibile anche la stampa.
Cosa devono sapere i pazienti oncologici?
Queste linee guida sono state volute dall’ESMO – che si occupa anche di linee guida per tante altre patologie, quali il trattamento per il tumore alla mammella o il pancreas ad esempio – per esser di grande semplicità ovvero utilizzabili facilmente dai medici di tutta Europa ed anche facili da trasmettere come concetto ai pazienti i quali, prima di tutto, devono aumentare la conoscenza di questa complicanza.
L’esortazione rivolta agli oncologi invece è quella di informare i pazienti circa l’esistenza di questo problema per sollecitare la diagnosi e prendere misure preventive. Ancora troppo spesso infatti molti pazienti vengono a conoscenza della trombosi quando è già in atto.
Cosa aggiungono queste linee guida alle precedenti?
Considerando che le ultime erano state rilasciate dall’ESMO nel 2011 era necessario aggiornarle poiché nell’arco degli ultimi anni sono emersi nuovi lavori e pubblicati ampli studi sulle nuove molecole ed i farmaci per il trattamento della trombosi, alcuni già divenuti prassi nella attuale pratica clinica.
Quali impatti potranno avere queste nuove linee guida?
Trattamenti diversi e soprattutto sapere che ci sono più possibilità con diversi tipi di farmaci. Si può aumentare la collaborazione del paziente nell’identificare la terapia preferita, poiché anche le preferenze del paziente vanno tenute in grande considerazione.
Per concludere, ci sono qnticipazioni sui prossimi studi sui quali sta lavorando lei e il team di Fondazione ARTET?
Ci occupiamo molto, dal punto di vista sperimentale, dell’impatto che hanno i farmaci anticoagulanti sulla sopravvivenza e quindi sul miglioramento della cura del tumore non solo della trombosi. La prospettiva è di trovare nuove vie per migliorare la sopravvivenza
Leggi anche: Paziente oncologico? Ecco le nuove linee guida per prevenire la trombosi “Paziente oncologico? Ecco le nuove linee guida per prevenire la trombosi“