Questo breve approfondimento è una sintesi tratta dalla review “Gynecological Cancer and Venous Thromboembolism: A Narrative Review to Increase Awareness and Improve Risk Assessment and Prevention” recentemente pubblicata dalla rivista Cancers che vede la dott.ssa Anna Falanga, direttrice scientifica di Fondazione ARTET, come prima autrice e firmataria dello studio.
I tumori ginecologici, come altri tipi di cancro, sono associati a un rischio elevato di tromboembolismo venoso (TEV), che è la seconda causa di morte tra i pazienti oncologici, dopo il cancro stesso. Tuttavia, la gestione del TEV in questi tumori è complessa a causa di diversi fattori specifici.
Fattori di rischio per il TEV nei tumori ginecologici
Fattori comuni come età avanzata, diabete, ipertensione e obesità contribuiscono al rischio di TEV in pazienti oncologici, ma nei tumori ginecologici entrano in gioco fattori specifici. Ad esempio, il cancro ovarico, specialmente in stadio avanzato o con carcinoma a cellule chiare, presenta un rischio molto elevato di TEV, in parte a causa della frequente presenza di ascite che comprime i vasi sanguigni. Nel tumore cervicale, il rischio aumenta con tumori di grandi dimensioni e la presenza di linfonodi ingrossati. Il tumore dell’endometrio, invece, è associato a fattori come obesità, ipertensione e istologie più aggressive.
Chirurgia e terapie oncologiche
Sia la chirurgia che le terapie antitumorali incrementano ulteriormente il rischio di TEV. Dopo un intervento chirurgico, circa il 6-7% delle pazienti con tumore ginecologico sviluppa TEV nonostante la profilassi, con un rischio di embolia polmonare 14 volte superiore rispetto a interventi per patologie benigne. Anche le terapie antitumorali, come i farmaci a base di platino e i trattamenti anti-angiogenici, aumentano questo rischio.
Valutazione del rischio e prevenzione
Esistono diversi modelli di valutazione del rischio (RAM) per identificare i pazienti oncologici a rischio di TEV, come il “Khorana Score”, ma sono poco specifici per i tumori ginecologici. Alcuni modelli specifici, come il Thrombogyn e il nomogramma di Wang, sono stati sviluppati per pazienti con tumori ginecologici, ma mancano ancora di validazione esterna.
Strategie di prevenzione
Le linee guida raccomandano la profilassi farmacologica con eparina a basso peso molecolare o fondaparinux per pazienti oncologiche ricoverate in ospedale. Dopo interventi chirurgici, la profilassi dura in genere 10 giorni, ma può essere estesa in base al rischio individuale. Anche i pazienti sottoposti a terapie sistemiche ad alto rischio beneficiano della profilassi con anticoagulanti orali diretti (DOAC) o eparina.
Conclusioni
La gestione del TEV nei tumori ginecologici richiede ulteriori studi per definire meglio i protocolli specifici, poiché le attuali linee guida sono basate principalmente su dati di tumori solidi in generale.
Un invito ad approfondire
Mercoledì 2 ottobre 2024 a BergamoScienza parliamo di tumori femminili e trombosi.